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Golden Sea

Il business dei migranti ha la facoltà di colpire tutti in maniera diretta e indiretta. Colpisce noi che ospitiamo, tramite accordi internazionali come quello del 2008 tra Berlusconi e Gheddafi, col quale l’Italia si impegnò a pagare 250 milioni di dollari annui per 20 anni, un totale di 5 miliardi, per costruire i lager in cui ancora oggi in Libia vengono imprigionate le persone che provano ad emigrare, dove avvengono atrocità eclatanti, come quando i carcerieri costringono i migranti a telefonare ai parenti mentre vengono picchiati o stuprati, per estorcere loro denaro. Colpisce chi migra, perché per i libici e gli scafisti i migranti sono un doppio guadagno: i primi arrestano chi prova ad emigrare e chiedono alle famiglie un riscatto, gli altri, oltre al pagamento del trasporto, in diversi casi si sono camuffati da Guardia-costiera libica per portare indietro la loro “merce” e farsi pagare due volte la tratta. In fine, io stesso lavorai in un centro di accoglienza a Napoli, un albergo a Fuorigrotta poco distante dal centro. Lì era chiaro come la macchina della migrazione producesse ancora più soldi, che ovviamente sparivano. Ragazzi buttati qua e là, aspettando chi sa cosa, niente! Nessuno che li preparasse al paese in cui si trovavano, nessuno che gli dicesse cosa fare, come partire per ottenere qualcosa, anche i più volenterosi erano paralizzati. Ricordo 3 ragazzi in giacca, cravatta e sandali in un angolo della cucina che aspettavano, sperando di poter lavorare. Ma non funziona cosi! Erano lì, fermi, a puzzare di frittura e spezie e tutto quello che potevano fare era sperare che qualcuno gli dicesse da dove cominciare ma niente. Erano solo numeri e dovevano fare la loro parte! Alla fine lo stomaco chiama, non ci stupiamo se c’è chi delinque e aumenta le file della criminalità organizzata. Sono uomini, donne e bambini. NO! SONO UN MARE D’ORO!